Laudes in nomine homini
“E Dio/Dea venne. Qui, giù, sulla Terra. La casa degli Uomini. Cadde. precipitò. A lungo. A lungo. Piano. Una lunga caduta, senza fine, senza inizio, dal piano dell’assolutamente divino, qui sulla Terra: quello dell’assolutamente umano. E atterrò, lieve, impalpabile, vastissimo e piccolissimo. E Dio ebbe, a modo suo, una pelle e la sentì vibrare al tocco della brezza, al bacio del Sole. Sentì un nuovo confine, incredibilmente piccolo. Si sentì schiacciare, comprimere, definire, formare, per effetto del pianeta stesso e dei pensieri degli Umani. E Dio /Dea sperimentò il qui e ora delle sue piccole creature, immaginate e custodite nel fondo del Suo cuore, da sempre, da mai. E Dio/Dea guardò il Sole, guardò gli alberi e le foreste. Sentì le acque degli oceani, il suono dei fiori che sbocciano. Aprì piano gli occhi, i Suoi occhi impossibili e vide un bambino piccolo che, solo, poteva vederLo. Il bambino avvicinò la mano per toccarLo e Dio/Dea sentì qualcosa di inaudito, sentì delle gocce di pioggia salata uscirgli dagli occhi. Lacrime. Il bambino gli sorrise e Dio/Dea pianse"